Non chiamatela ecotassa, è solo una nuova tassa sulle automobili

Ecotassa si, ecotassa no. Su questo mantra sta andando in scena la più idiota commedia politica sulle tasse automobilistiche. Sì, sulle nuove tasse automobilistiche che vuole introdurre il M5S. Di eco, non c’è proprio nulla di nulla, quindi chiamiamole col loro vero nome: nuove tasse!
Perché non esistono auto di nuova immatricolazione inquinanti, sono tutte rispettose della normativa europea che sancisce i criteri di omologazione e i limiti di emissioni che ogni auto deve rispettare per essere omologata e immessa sul mercato. Il resto, è solo un criterio personale, politico, ideologico di qualche

politicante che conosce poco o nulla il mercato delle auto.
In realtà si tratta del solito provvedimento ideologico teso a penalizzare un mercato, quello delle auto, visto come il male assoluto. Senza pensare a cos’è realmente questa industria e cosa muove questo mercato: solo il gruppo FCA vale circa il 3% dell’intero PIL italiano; se aggiungiamo l’indotto commerciale e industriale (siamo il principale produttore di componentistica per auto d’Europa), i numeri aumentano considerevolmente; e mi fermo qui. Per qualcuno questi sono solo numeri buttati su un pezzo di carta.
Se traducessimo, però, questi numeri in posti di lavoro, in uomini e donne, famiglie, giovani e anziani che lavorano in questo settore, forse questi attorucoli, avrebbero una maggiore percezione del significato di questi numeri. Se a ciò aggiungessimo il valore economico di questa industria, e portassimo tutto in piazza, si riempirebbero intere città di persone e treni interi di euro.
E se ciò venisse a mancare? Se tutto ciò andasse in crisi grazie a qualche piccolo politicante?
Un principio di ragionevolezza, vorrebbe che prima di fare un intervento normativo, la politica, il parlamento, facesse una indagine approfondita sugli effetti dell’introduzione di una norma, anziché introdurre una norma nottetempo nella legge di stabilità. Tutto il mondo dell’automotive nazionale, ha bocciato sonoramente la nuova tassa, dicendo chiaramente quali possono essere le conseguenze nefaste per il settore. Fca, ha persino sostenuto che rivedrà il suo piano industriale e rivedrà i piani di investimento in Italia. E invece di valutare e ascoltare i protagonisti del mercato, questi soggetti che fanno? Nulla! Fanno solo teatro, prendono in giro, dicendo ora si, ora no; i leaders parlano e rassicurano che non ci sarà; i comprimari la sostengono a spada tratta, anche con una certa arroganza. L’incertezza regna e intanto i mercati crollano. Non c’è nulla di peggio dell’incertezza per i mercati. Anzi, sì, di peggio c’è solo una cattiva legge.
E dall’altro capo della barricata che succede? Nulla, non succederà nulla. Gli italiani non scenderanno in piazza per l’automobile, anche se siamo i più tartassati al mondo. Forse però gli italiani, i lavoratori, i consumatori, le famiglie, i giovani, gli anziani, le donne, gli uomini scenderanno in piazza quando vedremo gli effetti di questi provvedimenti. Quando le fabbriche andranno in crisi e rivedranno i propri piani di sviluppo; quando molti lavoratori dell’industria automobilistica andranno in mobilità; quando le fabbriche saranno trasferite all’estero; quando le concessionarie chiuderanno e il personale mandato a casa; quando il pil crollerà e l’Italia andrà in recessione. Quando subiremo queste conseguenze, forse gli italiani scenderanno in piazza.
Ma sarà troppo tardi.

Per ora resteremo con il parco circolante più anziano d’Europa, ed il più inquinante.

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