Qualche idea per ostacolare il rallentamento dell’economia

“Accordo o non accordo vorrei che l’economia non andasse in recessione. Speriamo di non andare in recessione e di fare una manovra che ostacoli il rallentamento dell’economia.” Così il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al termine dell’ Ecofin a Bruxelles.”

Qualche idea per ostacolare il rallentamento dell’economia.

In questi giorni sono stati comunicati una serie di dati che suggerirebbero un intervento tempestivo da parte del nostro Governo:
a) Istat: a ottobre il tasso di disoccupazione sale al 10,6% ;
b) Istat: economia in contrazione (-0,1%), prima volta dal 2014, con all’orizzonte il rischio di una possibile nuova recessione nei prossimi mesi ;
c) una serie di dati e analisi che vedono l’Italia come un Paese a rischio crescita o con un outlook negativo.
La Banca

d’affari Goldman Sachs, nel suo ultimo rapporto ha “drasticamente tagliato le stime di crescita del pil tricolore sul 2019 ad appena +0,6%, come conseguenza del calo di fiducia e dei rialzi di rendimenti e spread sui titoli di Stato. E in un box di analisi dedicato alla Penisola, nel suo European Outlook, la banca sostiene appunto che serviranno “ulteriori pressioni di mercato” e un ampliamento ancora più marcato del differenziale Btp-Bund per convincere il governo a correggere la rotta sulla manovra e perseguire “una politica più ortodossa e credibile” QUI l’articolo .

In un simile contesto generale, guardando ad uno dei principali mercati nazionali, quello dell’auto, troviamo altri indicatori per nulla confortanti che ancor di più dovrebbero far pensare a dei provvedimenti ad hoc:
1- Il calo del mercato dell’auto in Italia (dati novembre 2018)
2- La situazione attuale e il futuro di FCA
3- La cassa integrazione negli stabilimenti FCA di Mirafiori

Dati che suggerirebbero di intervenire già nella prossima manovra di economia e finanza per cercare di dare un impulso alla crescita con degli interventi a costo zero, capaci però di dare un forte impulso alla rivitalizzazione del mercato auto e del suo indotto, con un altrettanto forte impatto sull’economia.
In un interessante articolo de IlSole24Ore, a firma Filomena Greco , si legge: “In una situazione di mercato in rallentamento, Gian Primo Quagliano del Centro Studi Promotor insiste sulla necessità di un sistema di incentivi in grado di sostenere la domanda, l’idea è di focalizzarsi sulla rottamazione a costo zero per gli automobilisti che “vedono le loro vetture fermate dall’adozione di misure anti inquinamento. La nostra proposta – spiega – e’ costruita sulla falsariga dei primi incentivi alla rottamazione che furono in vigore nel 1997 e ottennero ottimi risultati senza oneri per lo Stato, dato che l’aumento del gettito Iva e delle tasse di immatricolazioni sulle auto vendute in più coprì completamente il costo dell’erogazione del bonus”. QUi la proposta del CSP , alla quale si propone di introdurre un incentivo crescente in modo proporzionale fino ad una soglia limite del prezzo di acquisto del veicolo, anziché un bonus fisso uguale per ogni veicolo; al quale, ovviamente, aggiungere un analogo bonus della casa produttrice e dei concessionari.

L’introduzione di nuovi incentivi alla rottamazione delle vecchie auto, porterebbe ad un rinnovamento del parco auto nazionale, tra i più vetusti d’Europa, generando un effetto virtuoso per i mercati, con particolare riguardo all’industria automobilistica ed il suo indotto, ma con effetti benefici sull’intera economia nazionale e sull’impatto ambientale, dovuto all’eliminazione di vecchie auto inquinanti, sostituite con nuovi modelli più rispettosi dell’ambiente.

Certo, questa nuova rottamazione, pur sulla falsariga della prima rottamazione del ’97, dovrebbe essere più incentivante per chi compra un’auto elettrica o ibrida. Ma non basta. Una nuova rottamazione dovrebbe essere affiancata da altri provvedimenti sul mercato dell’automotive:

a) Estensione della rottamazione anche per moto e motocicli; ciò al fine di mantenere in equilibrio i rapporti di entrambi i settori dell’automotive, senza alcuna penalizzazione di un mercato a favore dell’altro o viceversa e, comunque, in tutti i casi, con effetti virtuosi per l’economia.

b) Eliminazione del superbollo per le auto di potenza superiore a 250 cv; è fondamentale intervenire su un provvedimento che è stato fallimentare per le casse dello Stato e per il mercato dell’auto. Eliminando il super bollo, si avrebbe un effetto di crescita delle vendite di auto premium e di un innalzamento della tipologia di vendita delle auto. Una penalizzazione siffatta, come si è detto,finora ha solo provocato danni; oggi , a posteriori e visti gli effetti, è necessario porvi rimedio. Il mercato dell’auto italiano, è certamente uno dei principali, in termini quantitativi (lo scorso anno sono state immatricolate circa duemilioni di vetture), ma se guardiamo la composizione per tipologia, il nostro mercato è composto prevalentemente da auto di segmento B, la vettura più venduta è la Panda ed i modelli di maggior vendita sono prevalentemente auto piccole; in Olanda e Norvegia, mercati più piccoli rispetto al nostro, ma più attenti all’ambiente, le bestseller sono, in Olanda, la Volvo S90 e a seguire la VW Golf e la Passat; in Norvegia la Nissan Leaf (elettrica), la Golf e la BMW i3 (elettrica); in Europa l’auto più venduta è la VW Golf (e la Panda non figura tra le top ten continentali), con un prezzo più che doppio rispetto alla Panda (vedi Quattroruote di Nov 2018).
Un provvedimento del genere comporterebbe un maggior introito di IVA nelle casse dello Stato e una diversa composizione delle vendite, portando verso l’alto la vendita nei segmenti superiori e un effetto benefico sui volumi di fatturato delle aziende del settore (un conto è vendere una Panda a 9.000 euro e un conto diverso è vendere una Giulia a 35000 o una Maserati Ghibli a 70000; vale lo stesso per l’IVA sulla Panda o sulla Maserati, nell’un caso lo Stato incassa circa 1500 euro, contro i 13000 nel caso opposto). Basti pensare che “i volumi produttivi dei tre modelli Maserati (Levante, Ghibli e Quattroporte) sono in calo del 30 per cento rispetto all’anno scorso”( i cui volumi principali sono stati fatti all’estero), e l’effetto, non a caso, è stato quello di “un anno di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione nelle fabbriche FCA. C’è necessità di risvegliare un mercato che ha un grande potenziale, nell’interesse primario della nazione e del mercato.

c) Incremento della detrazione dei costi per l’acquisto e la manutenzione dei veicoli per le imprese, al fine di sostenere il ricambio del parco auto aziendale delle imprese. Un mercato che ha un grande potenziale, basti pensare al livello di crescita del noleggio a lungo termine, ma in Italia sempre penalizzato dal trattamento fiscale. Un discorso che vale anche per ristabilire eguali trattamenti con altri mercati europei, che vede le imprese italiane penalizzante anche in questo, rispetto alle omologhe europee (con conseguente riduzione di competitività delle nostre imprese rispetto alle altre).

Un discorso a parte meriterebbe il punto 2 sulla situazione attuale e il futuro di FCA, qui ci limitiamo a dire che: o il mercato Italia ritorna in equilibrio e ad essere redditizio per FCA o sarà inevitabile un futuro di FCA sempre più fuori dall’Italia per ragioni di mercato; ma con una forte responsabilità politica, per non aver riportato in equilibrio un mercato squilibrato da una scellerata fiscalità tutta italiana.

Si tratta di provvedimenti a costo zero per lo Stato, con un impatto significativo sull’economia (valutabile fino a quasi mezzo punto di pil, come accadde nel ’97), e sul lavoro, che un Governo di buon senso non avrebbe motivo per non adottare.

Aggiornamento: prendiamo atto che, è notizia di oggi 5 dicembre 2018, il Governo sta pensando a incentivi per le auto elettriche e una nuova tassazione per le auto nuove “inquinanti” . Di fatto sta introducendo nuove tasse sull’automobile, da 150 a 3000 euro a seconda del livello di emissioni. E poco o nulla vale l’incentivo per le auto elettriche, se non in misura decisamente marginale e per pochi che potranno beneficiarne. Chi sarà penalizzato, ovviamente, sarà chi vive in zone dove mancano le colonnine di ricarica e chi non si può permettere un’auto elettrica, mediamente più costosa di quanto potrebbe valere l’incentivo. Di fatto una nuova tassa colpirà la maggioranza delle auto in commercio, quale più, quale meno; persino la Panda se è vero quanto si legge dalle indiscrezioni di stampa relativamente ai dati di emissione dei veicoli “inquinanti”. Quindi, a quanto pare, ci sarà semplicemente una nuova tassa sull’auto. E il mercato ringrazia. L’economia e i lavoratori ringrazieranno. FCA pure. Continuando così, forse anche in Italia arriveranno i gilet gialli?

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